ANIMALI E SPAZIO DI SOGNO
La parola “animale” deriva dal latino animal-alis, derivato da anima, affine al greco anemos, cioè vento, soffio, e al sanscrito atman, col medesimo significato.
Così l'etimologia di questa parola ci racconta di una qualità fondamentale dell'animale, forse la più evidente: il respiro. Attraverso il primo respiro comincia la vita e con l'ultimo respiro c'è l'abbandono del corpo, e il ritorno al mondo dello spirito.
Accanto a questa qualità ce ne sono altre che distinguono questo essere complesso dagli altri regni, minerale e vegetale. L'animale è quello che non si basta, in perenne ricerca fuori di sé, per mangiare, per riprodursi, per amare.
E noi umani, in ogni tipo di cultura ad ogni latitudine attorno al globo, abbiamo trovato specchio e confronto col mondo degli animali, li abbiamo temuti e combattuti, cacciati, addomesticati e sfruttati.
Ma, oltre a questo, la coscienza umana ha elaborato anche una forma di rispetto e di reverenza nei confronti degli animali, ha trovato in ognuno di loro delle caratteristiche che rispecchiassero ed aiutassero a risvegliare delle potenzialità insite nel genere umano e nel suo campo energetico, così a volte li ha assunti come animali totem per facilitare appunto questo risveglio del proprio potenziale, creando riti e cerimonie e forme artistiche “terapeutiche”.
Ogni cultura ha poi letteralmente inventato degli animali, i cosiddetti animali mitologici, come la fenice, il drago, l'unicorno, la sirena, la sfinge, perché andassero a toccare, con le loro qualità, l'inconscio, individuale e collettivo, e a far rivivere delle condizioni archetipiche alla natura umana.
Con l'affiancamento sempre più stretto dell'animale domestico alla vita del suo custode, il legame si è approfondito ma, soprattutto, si è individualizzato, è come se l'essenza del mondo animale si coagulasse in quella particolare creatura che condividerà con lui (il custode) uno spazio temporale unico e irripetibile; è in questo tipo di rapporto e legame che l'umano interiorizzerà le caratteristiche di quella vita animale, e non di altre, e sarà la qualità di quella relazione che andrà ad informare, anche in maniera inconsapevole, il suo subconscio e ad interferire col suo spazio di sogno.
Le mie esperienze con Alì e Micia, il cane e la gatta che hanno condiviso con me rispettivamente 13 e 19 anni, sono significative a questo riguardo per la forza con cui la loro presenza è entrata nei miei sogni dopo la loro dipartita, portandomi lezioni ed insegnamenti preziosi.
Dopo la sua morte vissuta da me in modo molto traumatico, Alì è comparso varie volte nei miei sogni, e il motivo di fondo di quei sogni era che mi accorgevo, in maniera improvvisa, di non essermi preso cura a sufficienza di lui, ad esempio mi ero scordato di nutrirlo per vari giorni, lo avevo lasciato chiuso per un lungo tempo in uno sgabuzzino, e altre cose simili, tutti eventi dovuti a mie dimenticanze, con successiva comparsa, durante il sogno, del senso di colpa. Ovviamente in vita non era andata così, era stato veramente amato da me e sentivo di essere stato molto premuroso nei suoi confronti; capii che probabilmente quel messaggio che lui mi ripeteva nei sogni era rivolto a me, come a dirmi che era tempo di imparare a prendermi cura di me stesso in maniera più approfondita e costante; c'è stato un buon periodo dopo la sua partenza in cui in effetti mi sono sentito più vulnerabile, come se mi fosse mancato uno scudo protettivo.
Poi una notte ho sognato che nuotavamo insieme nel mare e, ad un certo punto, la corrente spingeva Alì alla deriva, non riusciva più a raggiungermi, nel sogno ero disperato, ma poi lo vidi prendere il largo con pacifica serenità, con quella naturalezza che solo gli animali possono insegnarci, e allora accettai che quello era un addio, sentii che la sofferenza era solamente mia, e lo lasciai andare con senso di rappacificazione. Da quella notte non l'ho più sognato!
Micia se n'è andata in mia assenza: il giorno che sono partito per una breve vacanza le ho dato del cibo che ha mangiato e l'ho salutata accarezzandola, poi l'ho lasciata in custodia ad un'amica; il giorno dopo ha avuto una crisi acuta di insufficienza renale (di cui soffriva da un paio di anni, data l'età, ma con la quale conviveva in modo egregio) e si è spenta in poche ore.
Ho vissuto il lutto da lontano e mi sono connesso energeticamente al suo corpo che si stava inanimando definitivamente; poi una volta tornato ho piantato un bellissimo fiore della spiaggia dove era stata sepolta, che tuttora fiorisce più volte l'anno di un rosso caldo come l'estate.
Ho continuato a sentire la sua presenza in casa per molto tempo; i gatti, come scrisse William Burroughs, sono “spiritelli del focolare domestico”, e questo l'ho percepito chiaramente nella sua assenza fisica. Poi, una notte, ho fatto un sogno: Micia era in braccio alla mia nonna che, in verità, in vita non aveva amato molto i gatti, per usare un eufemismo. Questo sogno mi ha lasciato una sensazione di grande rasserenamento, era come l'incontro delle due Nonne; tra l'altro Micia se n'è andata all'età di 19 anni, mia nonna, qualche anno prima, all'età di 91 anni, una curiosa combinazione di numeri invertiti che ha apportato un po' di magia a questo sogno potente e direi anche matriarcale.
Il mio invito, a chi è affiancato da un animale, ma anche a chi non lo è, è di provare a connettersi con questi esseri anche in una modalità diversa dall'usuale approccio fisico, a trovare il proprio metodo di comunicazione e ricezione con questo regno, trovando prima il proprio centro e poi rivolgendosi all'esterno; questo è un allenamento per una dote che abbiamo dalla nascita ma poi perdiamo nel paradigma della cultura dominante, impregnata di pragmatismo e materialità, è un aprire una finestra verso un'altra dimensione che non sia quella che viviamo tutti i giorni (la terza dimensione), per andare ad assaggiare le fantastiche possibilità che si aprono affacciandosi alla quinta dimensione, quella dello spirito e del sogno.