THE WORLDS OF JOE THE MOUSE

Topo Joe era conosciuto da tutti nel mondo dei topi.

Aveva viaggiato così tanto che ogni volta che si svegliava ci doveva pensare un po’ prima di ricordarsi dove si trovava.

E quando si metteva a camminare per strada fischiettando, veniva subito avvicinato da una schiera di topolini che squittivano le loro richieste per ascoltare nuove storie di mondi lontani.

Ce n’era per tutti i gusti, e pareva che tutto fosse vero.

“Quando mi avvicinai al Paese di Senz’Aria: “ disse mentre si arricciava il baffo appoggiato ad una staccionata, “mi accorsi subito che qualcosa non andava: c’era chi aspettava un tram che non arrivava, chi aveva un panino in mano ma non si ricordava perché ce l’aveva, c’era il contadino ma non stava guardando il suo campo, perché era privo del colore dei fiori, non c’erano uccellini che volavano nel cielo.

Le persone non si scambiavano più tra loro le proprie idee, e ognuno rimaneva a rimuginare nei propri pensieri, che alla fine si trasformavano in tante noccioline che facevano diventare la testa molto pesante.

Tutto sembrava così fermo e privo di senso nel Paese di Senz’Aria, qualcuno aveva rubato il Vento e nell’aria non c’era mai un profumo di novità.”

Mentre raccontava queste parole i suoi piccoli ascoltatori furono accolti da tante carezze di aria fresca: era il vento della sera che iniziava a spazzare via le fatiche della giornata, per far si che il giorno seguente cominciasse come una lavagna pulita, su cui poter scrivere nuove cose.

“Questo è il dono del Vento” disse Topo Joe, “schiarisce la mente che diventa leggera e danza come una foglia di primavera.”

E allora aprirono tutti bene le narici e si riempirono così tanto i polmoni d’aria che iniziarono a sollevarsi da terra e a volare come tanti palloncini…

Qualcuno chiuse gli occhi per la paura dell’altezza e quando li riaprì si ritrovò accanto a Topo Joe a galleggiare in un mare d’acqua di cui non si poteva vedere la fine.

“Lasciatevi andare alla corrente” disse Topo Joe a quelli che non sapevano nuotare e si stavano irrigidendo per il terrore di annegare, “nel Paese dove Tutto Scorre non è possibile fermarsi troppo a pensare o a guardare che cosa succede!”

E allora chi stava quasi per andare a fondo congelato nelle sue paure provò a rilassarsi e trovò fiducia nella dolce corrente d’acqua che lo stava cullando con la delicatezza di una sirena marina, e ora lo portava veloce e sicuro con la forza di un branco di delfini.

Qualche topolino più coraggioso riuscì anche a sfruttare la corrente che lo portava nel mondo sommerso, e lì vide cose così belle da far luccicare gli occhi, e quando tornò a galla si sentiva diverso da come era prima, così leggero e allo stesso tempo così pieno.

“Questo è il dono dell’Acqua” disse Topo Joe quando si ritrovarono tutti vicini l’un l’altro, “ci insegna a essere fluidi e a scorrere assieme alle cose che accadono con tutta la fiducia che abbiamo.”

Non aveva ancora finito di dire queste parole che si trovarono al centro di un vortice d’acqua che li stava risucchiando; era come se fossero in una vasca piena d’acqua e qualcuno avesse sollevato il tappo e ora la vasca si stava svuotando e tutti venivano tirati verso il basso, in un mulinello che scorreva veloce, sempre più veloce…

Era notte, tanto buio attorno, tutti fermi a non sapere che cosa fare.

Una voce dal profondo li scosse, Era il loro narratore di mondi lontani: “Benvenuti a Tutti Giù per Terra!” disse con una voce divertita che li rincuorò un poco dallo smarrimento di tutta quell’oscurità.

“Non abbiate paura, seguite il vostro istinto e allora anche se non vedete saprete lo stesso come muovervi. Questo è il dono che ci fa la Terra, ci dà forza e stabilità, e anche nei momenti difficili troverete la cosa migliore da fare.”

Qualche topolino cominciò a fare dei piccoli movimenti, prima con le mani, con le braccia, poi con le gambe, ora aveva fatto un passo, due passi, e sempre di più si trovava accolto dal suolo che lo sosteneva, e i passi successivi erano via via più sicuri.

Ora qualcuno aveva preso ad arrampicarsi sulle pareti di quella che era una profonda grotta, e anche se non potevano vedere con gli occhi per il buio fitto, era come se un mondo prima sconosciuto si rivelasse davanti a loro, affascinante anche se un po’ inquietante.

In tutto quel buio le loro orecchie era come se si fossero ingigantite, e potevano distinguere i più piccoli rumori e riconoscere il compagno che si muoveva accanto.

La grotta era diventata come un grande uovo, e loro erano tanti pulcini che stavano lì lì per nascere, e sopra l’uovo c’era senz’altro una chioccia molto premurosa pronta ad accoglierli nel mondo.

Ma il guscio dell’uovo improvvisamente si incrinò: una forte scossa di terremoto fece tremare il terreno sotto i loro piedi e sulla parete della grotta si formò una grossa apertura…

Wroooommm! Topo Joe e sorcini furono catapultati nel mondo esterno a cavallo di una frana di rocce.

Ma quando gli occhi si riabituarono un po’ alla luce videro che la montagna proprio davanti a loro colava dall’alto una bava rossa e infuocata.

“Miei cari amici” disse a voce alta Topo Joe, mentre la lingua di fuoco colava urlando dalla parete della montagna, che altro non era che un vulcano, “adesso ci dobbiamo fare una bella corsa!”

Ed eccoli correre giù per il sentiero mentre alberi e cespugli si incendiavano appena una lingua di fuoco li toccava.

Alte fiamme rosse e violette si alzavano accanto ai loro passi affrettati, e i sospiri e brontolii dei tronchi d’albero infuocati li stavano consigliando di correre sempre più veloce.

Un vecchio faggio che si stava consumando nel fuoco dette una sculacciata ad un topolino che se la stava prendendo troppo con calma, ed eccolo ora correre più veloce degli altri e andare a capo della fila di topolini in fuga.

Attraversarono in tutta fretta la Terra di Fiamme e, scavalcata la staccionata che era la fine di quel paese, si lasciarono cadere sfiniti sull’erba fresca.

Con un’aria furbetta e contenta Topo Joe, dopo aver ripreso fiato, disse loro: “Oggi il Fuoco vi ha insegnato la sua velocità, e anche voi potete essere veloci nel fare le cose che desiderate, quando avete il fuoco dentro.”

Quando i topolini ebbero la forza di guardarlo, una volta ripresisi dalla stanchezza di tutto quel correre, si accorsero che Topo Joe era appoggiato alla staccionata del loro amato villaggio.

Il sole era una palla di fuoco al tramonto, e l’erba su cui erano sdraiati aveva la freschezza della sera.

“Topo Joe” disse uno dei suoi piccoli ascoltatori con gli occhi spalancati dalla sorpresa e dalla curiosità “ma… siamo stati veramente nei mondi che ci hai raccontato o.. li abbiamo sognati?”

“Tu che dici?” gli rispose Topo Joe facendogli l’occhiolino.

Ma non aspettò la risposta e disse a tutti “Adesso andate a casa che si è fatto tardi. E fate buoni sogni.”

Mentre li salutava con la mano arrivò un tram e si accostò alla staccionata.

“Dove vai Topo Joe?” chiese un topolino mentre lo vedeva salire sul tram.

“Te lo racconterò la prossima volta” rispose, e accompagnò con un sorriso l’ultimo raggio di sole che si vedeva all’orizzonte.