OGNI VIAGGIO E' UN COMMIATO

La vita è un mare, puoi osservare le onde, puoi studiarle dal punto di vista fisico e chimico, puoi fare delle previsioni su dove vadano ad impattare (questo è già un tentativo azzardato), ma non puoi fermarle.

E in questo mare ogni biografia, soprattutto degli esseri in movimento, vegetali, animali o umani che siano, è un onda che creerà la sua increspatura, unica e irripetibile.

L'ammirazione per ciascuna di queste onde non dovrebbe mai essere sminuita da un'osservazione minuziosa e scientifica di questo fenomeno che sempre avrà del misterioso.

E qualsiasi approccio a quell'onda, anche di tipo prettamente medico e scientifico, dovrebbe assumere l'attitudine del surfista, che cerca di trovare un equilibrio sulla sua cresta e, su questo equilibrio precario, inventare in ogni istante il suo modo di esprimere le sue competenze, facendosi guidare dall'impulso che l'onda continua ad avere, nonostante tutto.

L'onda poi continuerà la sua corsa finché le sarà consentito, e sarà lei a dettare la parola fine confondendosi con il mare, indipendentemente dalle qualità del surfista. Le evoluzioni che il cavalcatore costruirà con la sua onda parleranno della qualità della relazione raggiunta.


Il commiato tra un animale e il suo custode è sempre un evento magico ed un'esperienza dolorosa allo stesso tempo. Una vita insieme in cui la dedizione e generosità verso il suo amico bipede non sono mai vacillate, ricambiate spesso da un accudimento nell'eccellenza, variabile evidentemente da persona a persona, e da situazione a situazione.

Ma, per natura, l'amico a quattro zampe possiede una lunghezza di vita biologica decisamente inferiore a quella umana, e allora ci troviamo spesso noi a dover salutare il nostro fino ad allora inseparabile amico.

Vorremmo fare di tutto perché quel passaggio avvenisse nella maniera più indolore possibile, a volte tratteniamo la sostanza quando ormai non sembra ci sia più materia biologica, oppure, totalmente affranti, ci affidiamo alla chimica tanatologica per chiudere quel libro quando decidiamo che basta così.

Ogni processo di trasformazione, e la morte è il processo di trasformazione più grande, porta con sé dei doni, degli insegnamenti così forti dai quali chi resta ancora nella vita può attingere per la sua evoluzione; ma, se il passaggio avviene nel modo naturale, i nostri amici animali diventano veramente dei grandi insegnanti, regalandoci gli ultimi grandi doni della loro esistenza con noi condivisa.


Gea era una femmina di pastore belga di quasi 10 anni, con un passato di fama e onori, con attività nella protezione civile, conduzione bestiame, e partecipante a varie mostre.

In circa un mese aveva sviluppato un carcinoma mammario a crescita rapidissima, con evidenziate probabili metastasi polmonari multiple.

I suoi custodi me la portarono dopo aver rifiutato la proposta di un trattamento chemioterapico, ad evidente scopo palliativo. Ma loro non volevano far passare il rimanente tempo a disposizione per Gea nei disagi a cui una chemioterapia poteva farla andare incontro.

Alla visita trovai un cane piuttosto dolente, con una fila di mammelle ispessita e dalla consistenza lignea, mentre la cute soprastante,e quella del piatto della coscia corrispondente, erano di un aspetto livido color violaceo.

Era evidente il dolore che veniva da quelle lesioni, intoccabili, e l'affaticamento forse anche per l'interessamento polmonare.

Dopo un'accurata visita e parlata con i suoi custodi, prescrissi a Gea un rimedio omeopatico di fondo per il suo caso e l'apporto di micoterapici e tinture madri spagiriche adatte al caso, oltre a dei lenitivi locali. In contemporanea all'inizio della nuova terapia, sospesero il cortisone che già stava prendendo, mentre continuarono con l'antibiotico.

Il risultato nel giro di una settimana fu sorprendente anche per gli stessi: mi dissero che a livello di energia vitale era tornata “come prima”, mentre l'edema a livello della zampa interessata era quasi scomparso. In compenso le mammelle iniziarono a “spurgare” della sostanza, che con pazienza veniva quotidianamente ripulita dalla sua custode.

Il dolore era così ridotto che la pelle adesso poteva essere toccata, pulita e medicata.

Questo livello accettabilissimo di vita ripresa è andato avanti per un mese, poi all'improvviso è tornato dolore alle gambe, tanto che Gea non si muoveva; iniziati antidolorifici, ma in seconda giornata Gea se n'è andata.

“Ho passato tutto il giorno ad accarezzarla, pulirla, pettinarla e profumarla cantando la sua canzoncina; alle 14:30 sono uscita 20 minuti per prendere mio marito e quando sono tornata a casa era già partita.” mi dice la sua custode, e poi aggiunge:

“Le avevo chiesto di dirmi cosa dovevo fare; lei ha risolto i miei dubbi. Mi ha aiutata fino all'ultimo ad accettare la sua dipartita,spero di aver fatto altrettanto con lei.”

Io non ho dubbi; e sono certo anche che la terapia omeopatica e complementare abbia aiutato Gea ad esprimere al meglio la sua energia vitale residua.

Inoltre, quando una cura accompagna, anche l'ultimo grande passo per il ritorno al mare originario può essere più lieve.